Regia Stefano Savona;
Durata 52 min.
Sinossi
LA STORIA. Il nord dell’Iraq poco dopo la caduta del regime di Saddam Hussein. Se per i curdi dell’Iraq è iniziata una nuova era, la lotta per il riconoscimento dell’identità del popolo curdo in Turchia entra in una fase ancora più difficile. Il regista intraprenderà un viaggio lungo un mese insieme a un’unità di combattenti del PKK, organizzazione considerata terroristica dai governi turco e americano, per raggiungere il confine con la Turchia. Durante il viaggio, fatto di lunghe marce tra panorami meravigliosi e incontaminati di montagna, il gruppo passerà qualche giorno in un campo femminile nel quale si preparano le combattenti alla lotta per la libertà e si educano gli uomini a una mascolinità rispettosa del ruolo femminile nella società. Raggiunto il confine i guerriglieri vanno incontro alla loro guerra e, in molti casi, alla morte.
L’intero viaggio è narrato dal punto di vista di Akif, curdo figlio di emigrati in Germania, che ha lasciato l’Europa per ricercare le proprie origini e lottare per il suo popolo. I suoi pensieri, i dubbi, le speranze, le paure e le discussioni con i compagni di viaggio sono riportati fedelmente per darci una visione intima di un dramma che da decenni coinvolge un intero popolo e le grandi nazioni mediorientali che lo ospitano.
Negli ultimi trent’anni la Turchia è stata insanguinata da una spaventosa guerra civile che è costata al paese più di trentamila morti. Il conflitto vedeva opposti l’esercito turco – uno dei più numerosi e meglio armati della NATO – al PKK, il Partito dei Lavoratori del Kurdistan, una formazione politica armata che si batte per l’autodeterminazione e i diritti civili della minoranza curda. Dopo l’arresto del loro presidente Abdulla Ocalan “Apo” nel 1999 i leader politici del PKK hanno proclamato un cessate il fuoco unilaterale abbandonando le postazioni nel Kurdistan turco per concentrare le proprie truppe in una zona montagnosa ai confini tra Iraq e Iran.
Oggi circa 5.000 guerriglieri armati del PKK – uomini e donne – controllano ancora una vasta area di territorio iracheno ai confini con l’Iran estesa per circa 200 Km lungo la catena montuosa di Qandil, ultima propaggine verso la pianura mesopotamica dei monti Zagros.
Nei primi giorni di maggio del 2003, subito dopo la caduta del regime iracheno e l’insediamento del governo americano a Baghdad, per la prima volta negli ultimi dieci anni i guerriglieri curdi del PKK hanno permesso a un osservatore occidentale di muoversi liberamente nel territorio da loro controllato.
Stefano Savona, fotografo e documentarista italiano che negli ultimi anni sulla condizione dei curdi in Turchia ha già realizzato numerosi reportage, ha così potuto unirsi a un gruppo di guerriglieri e viaggiare con loro per un mese (sempre a piedi e per sentieri impervi di montagna) lungo tutto il territorio controllato dal PKK.
Ha potuto così documentare la vita quotidiana dei guerriglieri e delle guerrigliere dall’alba al tramonto, porre loro ogni tipo di domanda e intervistare i leader del movimento, tra cui anche il fratello di Apo, Osman Ocalan, attuale portavoce dell’organizzazione.
Le ragazze e i ragazzi intervistati (l’età media dei guerriglieri è inferiore ai 25 anni) raccontano liberamente delle difficoltà e delle gioie della loro attuale esistenza in bilico sulle le montagne, delle motivazioni ideali che li hanno spinti a fare questa scelta, del loro recente passato fatto di guerra e di morte, raccontano di cosa significhi per loro uccidere o temere di essere uccisi, di cosa abbia significato perdere i compagni più cari, raccontano della prigione, della paura di diventare anche loro oggetto degli attacchi americani nei giorni della guerra a Saddam (il PKK è infatti inserito dal Dipartimento di Stato USA nella lista delle 30 maggiori organizzazioni terroristiche mondiali). Raccontano infine delle loro aspettative politiche e personali per il futuro.
Queste testimonianze, spesso toccanti dal punto di vista umano, svelano inoltre un quadro culturale e ideologico molto diverso dagli stereotipi veteromarxisti generalmente associati dai media occidentali a questo movimento di liberazione. Gli ideologi di riferimento del movimento non comprendono certamente Mao Tze Tung, Oh Chi Min o Lenin ma piuttosto l’archeologo britannico Gordon Childe, teorico della Rivoluzione Neolitica o il filosofo della scienza Paul Feuerabend ma anche Eric Fromm e Simone De Beauvoir.
PREMI
• Gran Premio internazionale della SCAM e Menzione Premio Giuria Giovani al Cinéma du Réel, Parigi.
• Nomination al David di Donatello, Italia (cinquina finalista nella categoria lungometraggi documentari).
• Menzione Speciale della Giuria alla Mostra Nuovo Cinema di Pesaro.
• 2° Premio al Premio Libero Bizzarri, San Benedetto del Tronto e Premio Kodak per la fotografia.
• Ovidio d’Argento per il miglior film a Sulmonacinema 2006.
• Premio Casa Rossa, miglior documentario italiano, al Bellaria Film Festival.
• Genziana d'oro per il miglior film al Trento Film Festival 2007.
• Miglior documentario al SalinaDocFest 2007.
Altri festival

Citta del Messico, International Documentary Festival – Oslo, International Short Film Festival – Gindu, Francia, 22e Rencontres Cinéma – Vienna, Viennale – Bordeaux, 8e Rencontre de cinéma des femmes de méditerranée – Sulmona Cinema.
Primavera in Kurdistan è stato scelto da Rai 3 per la nuova selezione dei migliori documentari italiani da mettere in onda all'interno del contenitore DOC 3.
Il direttore Paolo Ruffini insieme ad Annamaria Catricalà hanno messo a punto una nuova formula dell'unico contenitore di documentari d'autore Rai, DOC 3, inserendo il lancio in studio del documentario da parte di Fabio Volo e il produttore o il regista del documentario.
Note Biografiche
Stefano Savona